I cattivi ragazzi
Edizioni del Capricorno

I cattivi ragazzi

Maurizio Blini

Un romanzo torinese che parla del qui e ora, che parla di noi. Che mette in scena le peggiori paure che ci ossessionano e non osiamo confessarci. Un raffinato esempio di noir metropolitano contemporaneo. Duro, senza fronzoli, in cui i confini tra legge e crimine non sempre sono così netti…

Andrea e Marco, due studenti come tanti, sono gli scomodi testimoni di un evento inquietante: le torbide acque del lago Piccolo di Avigliana nascondono un terribile segreto a cui non possono più sfuggire. Aldo Sciortino, uno strano personaggio soprannominato «il Pretino», accusato da una serie di lettere anonime di essere un pedofilo, si ostina a stazionare giorno dopo giorno su una panchina di fronte all’area giochi del parco della Pellerina. Osserva i bimbi, e nulla più. Due storie parallele (ma nella realtà non è vero che due rette parallele non s’incontrano mai…) che metteranno a dura prova il dottor Stelvio e i poliziotti della Omicidi torinese. Dovranno affrontare il male più oscuro e devastante, quello in grado di nascondersi, mimetizzarsi, mutare sembianze come in un gioco di specchi.

«Le immagini scorrono inesorabili, lui si mette le mani sulla testa, inizia a stringerla come se stesse per scoppiare da un momento all’altro. ‘Cazzo!’ ripete per l’ennesima volta. Blocca l’immagine, torna indietro, ingrandisce. Prende il cellulare e compone un numero. ‘Sì, dimmi…’ ‘Marco, abbiamo un problema. Un cazzo di problema, grande quanto una casa…’ ‘Andrea, calmati, che succede?’ ‘Marco, ci ammazzeranno, lo sento. È solo questione di tempo.’ ‘Ma sei impazzito? Che stai dicendo?’ ‘Appena puoi corri veloce da me, devo farti vedere una cosa.’ ‘Andrea, mi stai facendo preoccupare, che sta succedendo?’ ‘Non ho il tempo di raccontarti ora, e poi non al telefono. Ti prego, ti scongiuro! Vieni qui appena possibile, è importante. Ne va della nostra vita.’ Andrea chiude la comunicazione, poi si asciuga con un fazzoletto i sudori della fronte, è sconvolto. ‘Se se ne sono accorti, siamo morti. Morti e sepolti, cazzo!’ sussurra.»